okay beh buongiorno a tutte e tutti di nuovo torniamo nel parco pubblico cappelli di rocca san casciano con alla prima tolc-e di questa giornata che inizia sotto un classico sole cocente e siamo contenti di contenti di poter ospitare un'altra realtà che ha molto colpito la nostra ricerca durante i mesi di preparazione di progettazione o di immagine azione del del percorso di questa di questa rassegna di eventi e quindi sono felice di presentare silvia e francesca che sono sia rappresentanti di sibillini summer school che di edizioni in questo caso è io ho incontrato appunto il loro percorso la realtà proprio surfando sull'internet come si diceva una volta e incontrando appunto questo nome naviganti d'appennino in in un momento appunto di una fase di idee dove stavo cercando di vedere dov'erano questi puntini nella notte in un certo senso riguarda le tematiche del no altro progetto quindi che cosa si può fare nelle aree interne che cosa si può fare sugli appennini sulla base delle loro caratteristiche e anche con il desiderio insomma palese qua così ma è uno dei fili anche del tra programmazione cioè creare dei ponti tra questi domini sia nell'ambito appenninico ma in generale nell'ambito di ciò che è fuori dal centro dell'attenzione dell'esplorazione anche più urbanizzata appunto dove connettere le cose che sono al di fuori di questa densità quindi è stato molto bello partendo da un da un nome che mi ispirava a incontrare e vedere che al di fuori e dietro esso c'era un progetto molto ampio che è stato una lampadina si è accesa in quanto appunto la sibillini summer school che dovrebbe arrivare la terza edizione se non sbaglio quest'anno a un modello di organizzazione sia dei contenuti che del lavoro che appunto sarà un po' anche parte magari della discussione che faremo e che ha molto colpito mi ha molto colpito in quanto l'ho visto anche riflesso dei percorsi che sarebbe bello magari delle modalità che sarebbe bello adottare o approfondire anche nella nostra pratica in quanto habitat e anche appunto nella quotidianità della vita di una casa appenninica quindi o termina l'introduzione e chiederai a silvio e francesca di presentarsi se hanno piacere e di introdursi un poll il progetto per poi iniziare a discutere un po' assieme intanto grazie per l'invito e allora io sono silvia sorana e nella parte di sibillini summer school mi occupo della parte di progettazione perché io lavoro per gli ambiti territoriali sociali che sono come ti spiegavo prima la struttura che dentro le unioni montane si occupa di gestire i servizi sociali quindi sibillini summer school nasce dopo il terremoto del duemilasedici e tutti i comuni di questi ambiti sociali sono nel cratere sismico e ci sono comuni più o meno danneggiati ma ce ne sono alcuni che sono fortemente danneggiati se non quasi totalmente distrutti e quindi sibillini summer school nasce un po' su una forte onda emotiva quella di provare a ricostruire qualcosa che sta al di fuori delle narrazioni un po' stereotipate che si fanno e della montagna e delle aree interne ma soprattutto delle emergenze quando capita uno shock come questo si parla di resilienza si parla di rigenerare i luoghi eppure spesso e volentieri i soggetti che sono nel territorio in quel momento non sono in grado di immaginarsi in un futuro sono oberati dal presente dai traslochi da traslocare vite intere che sono lavori famiglie e quando abbiamo pensato simili summer school abbiamo pensato a quello che il terremoto aveva lasciato un po' integro nei territori e l'ambiente il bosco agli animali per cui la prima edizione è nata a partire da due temi erano in legno la lana cioè come partire dal legno che erano boschi ecosistemi quindi non necessariamente sfruttamento anche sostenibile ma proprio valorizzazione di quella risorsa e allo stesso modo di rivalorizzare una una cosa che è andata un po' persa soprattutto per le nuove generazioni che era questa pecora sopravvissuto una pecora bellissima perché è un po' punk imporre riccio l'ona però super resistente per stare nelle montagne e quindi a partire da questi due temi che possano stati trattati veramente in maniera amplissima perché siamo arrivati poi a costruirci una casetta un rifugio nel bosco fatto proprio di lana e legno e simili summer school a questa caratteristica dedica gran parte del bando del fondo di progettazione a delle borse di studio per cui era primo bando rivolto a giovani tra i diciotto e trentacinque anni non necessariamente residenti nella regione marche quindi noi abbiamo fatto una colla su tutto su tutto il territorio nazionale e abbiamo chiamato da architetti allevatori pastori falegnami illustratori grafici designer figure veramente molto differenti ma anche con profili distruzione molto differenti saranno ragazzi col dottorato e ragazzi che avevano smesso di studiare in terza media e la logica appunto era quella di ripartire da queste da questi due elementi integri forse in parte un po' dimenticati come risorse del territorio e poi sono stati declinati anche nella rivista che francesca ha curato e che è appunto il primo numero di naviganti appennino e magari ti lascio la parola per raccontare la rivista sì io vi posso raccontare irachene che è appunto il primo numero della rivista naviganti appennino perché raccontare chi ce l'ha significa raccontare ai ragazzi che hanno lavorato dietro questa esperienza sono tutti i ragazzi che dal territorio provenivano per esperienza d'infanzia per famiglie originarie appunto dei villini dell'appennino e che in un primo momento hanno dovuto fare pace con la lontananza con sezione dovuti andare per cui per forza di cose dovevamo raccontare quello che accade in queste terre che ovviamente uno spopolamento naturale e una propensione ad andarsene ma anche una forte motivazione in realtà tornare a portare quello che intorno a noi abbiamo scoperto per riportarlo nei nostri paesi d'origine non siete reti e comunità d'origine questa è stata la prima settimana la sibilla james cullen nella prima edizione è durata tre settimane la prima settimana è stata una settimana di pianti di commozione totale dove non riuscivamo a mettere giù niente perché tutti i ragazzi che partecipano alla rivista fossero fumettisti illustratori scrittori avevano bisogno di raccontare la loro esperienza nei confronti dell'appennino poi abbiamo cominciato a capire che l'appennino non era una frattura non era un un confine che delimitava l'italia dell'est da quello dell'ovest ma che in realtà l'appennino poteva essere una dorsale che poteva unire le persone che abitavano tutto intorno perché poi si ritorna verso l'appennino si ritorna verso queste terre che abbiamo abbandonato e quindi abbiamo cominciato a immaginare l'appennino non più come barriera verticale ma come un un luogo che potesse accogliere quindi l'abbiamo trasformato in un oceano abbiamo trasformato in un luogo completamente diverso dove attraverso la possibilità di navigare si potessero accogliere tutti quelli che volessero fare ritorno o primo accesso perché poi abbiamo ragionato sia sui vecchi abitanti dell'appennino sia sui nuovi ovvero tutti i migranti che iniziano a popolare le questi piccoli paesi perché hanno la possibilità appunto di di approdare ma poi abbiamo cominciato a ragionare anche su quelli che sono gli abitanti perpetui di questo di questo territorio che sono gli animali che sono i boschi che sono le piante ciro cene voleva raccontare proprio questo è secondo me ci siamo riusciti nonostante appunto i pianti e nonostante i tempi ristrettissimi e abbiamo cercato di raccontare tutta la popolazione che temporaneamente o in maniera permanente abita l'appennino o vuole abitare l'appennino e abbiamo cercato ovviamente di raccontare la grande frattura che è appunto il terremoto attraverso dei piccoli racconti attraverso delle poesie attraverso le parole che potevano raccontare quello che esternamente cercavano di raccontarci il terremoto è stata un'esperienza che ha portato nei nostri territori gli altri rack contare che eravamo ci siamo riappropriati anche della nostra narrazione attraverso la rivista beh ci sono molti filoni da queste da queste prime parole questa prima presentazione per collegarmi ancora un attimo appunto a irachene e ci mette una domanda quasi un po' personale in quanto habitat nel senso che per noi la pratica essendo una buona parte di noi illustratore e illustratrice grafico o quant'altro è una materia appunto quello che poi è l'immagine la stampa ma anche i contenuti all'interno di di un supporto è qualcosa che volenti o nolenti esce anche dalle dalle nostre teste e mi chiedo perché appunto è una domanda che stiamo esplorando anche noi può un approccio editoriale e in particolare pensando questo anche grafico illustrativo visuale riferirsi in modi interessanti e sorprendenti magari anche a livello delle comunità dei borghi interesse delle zone interessate dal progetto poi sibillini summer school domanda complicatissima allora in generale noi possiamo dire che attivare un pensiero qualunque poi possa essere l'esito finale è comunque un'attivazione del territorio per cui noi abbiamo attivato quelle risorse che magari sono all'interno del territorio e che erano nascoste un fumettista per esempio che abbiamo coinvolto in questa residenza in realtà lavorava in un benzinaio quindi ci fa rendere conto come i libri sono sempre pretesti secondo me io che faccio l'editore ormai da quindici anni penso che ogni libro no non cambierà il mondo se non per il pretesto di mettere insieme delle persone attorno a quello oggettino fatto di carta di colla e di gente che ci ha lavorato dietro ma in realtà serve solo a creare una comunità è un pensiero attorno al al progetto e a far uscire fuori qualcosa che era nascosto se non ci fosse stato ciro cene probabilmente quel ragazzo che lavorava nel benzinaio dal benzinaio non sarebbe mai venuto fuori nel suo approccio emotivo il territorio nel suo approccio artistico ecco in che modo una rivista di questo tipo può permettere un'interazione con il territorio per le presentazioni che vengono che vengono farine in un secondo momento è evidente che una rivista come questa crea una rete nel momento in cui viene realizzata e crea una rete successivamente che è quello che sta avvenendo in questo momento qui per cui crea relazioni con il territorio semplicemente perché mette insieme alle persone che ci hanno lavorato e che ci vogliono lavorare se ho risposto non so se direi proprio di sera no anzi appunto era anche ad esempio l'esempio che avete fatto del fumettista era una grande risposta oltre a tutto il resto dei contenuti però appunto sono delle occasioni di output poi in questo caso i libri ma come molti altri quindi appunto l'occasione la creazione di spazi e di supporti che possono essere espressione per queste aree forse sono veramente dei piccoli appigli che una volta che sono appesi alla parete ci si può appendere se non c'è l'appiglio non non si sale in nessun caso e mi piacerebbe anche chiedervi se se vi va di di fare un po' di focus più sull'aspetto della sibillini adesso sulla sono rimasto molto colpito punto come dicevo dell'organizzazione dei gruppi di lavoro e un po' in generale dal flusso progettuale anche appunto relativamente alla rilevanza dell'aspetto della progettazione sociale quindi non una materia che si ponga solo in riferimento ai supporti che poi produce quindi il libro il sito e podcast ma al processo al modo in cui si arriva a questi supporti come sì insomma come intendete anche appunto questa multidisciplinarietà nel nell'ambito territoriale allora la prima caratteristica che ha la sibillina summer school è quella di essere un progetto in residenza per cui nella prima edizione era un bando più grande la residenza durata tre settimane le classi erano divise in tre territori anche in tre modalità di abitare differenti perché il gruppo che si occupava della lana era di base a visso visso è uno dei comuni più colpiti dal terremoto per cui hanno dormito nelle strutture che erano state destinate a alle persone colpite dal terremoto quindi hanno vissuto in un container per tre settimane altri hanno preso in affitto degli appartamenti mentre non mi ricordo il terzo come si erano un po' diffusi quindi le modalità di stare residenza sono state differenti ma anche le relazioni con le comunità sono stati differenti perché appunto rispetto al livello di danneggiamento del terremoto sono cambiate le modalità di incontrare le comunità comunità che prima avevano una struttura come questa con un centro una piazza dei bar laddove queste strutture non c'erano più le relazioni sono state costruite attraverso restituzioni quasi quotidiane rispetto alla comunità per cui tutti gli eventi che noi facevamo collateralmente agli insegnanti che facevano lezione ai ragazzi della summer school erano poi spesso eventi aperti a tutta la popolazione come funziona il progetto perché tre classi in realtà perché noi partiamo dall'osservazione del territorio e perché cerchiamo e non fragilità una vulnerabilità multidimensionale di trovare quelle dimensioni che possano essere riparate o per lo meno leggermente migliorate e per cui appunto ragioniamo su mettere insieme ragazzi con background differenti come vi ho già detto con condizioni socio-economiche differenti per cui sibillini summer school da queste borse di studio e poi i territori differenti e uno sguardo fatto da ragazzi che hanno background differenti permette dare al territorio da più punti di vista quindi quello che ci interessa è mettere insieme persone per che per esperienze possano prima di tutto cambiare il loro network sociale quindi stanno insieme persone che magari non frequentano gli stessi luoghi gli stessi luoghi di aggregazione e gli stessi locali le stesse città si trovano a condividere per prima cosa l'esperienza di conoscersi e poi appunto conoscere comunità che per evoluzione per storie appunto dopo il terremoto sono cambiate e riscoprire come questi cambiamenti chiedono delle interazioni differenti la seconda sibillini summer school che abbiamo terminato non so nemmeno se a giugno era di una sola settimana perché abbiamo fatto accesso a un bando proprio indifferente quindi non erano più i capofila alle unioni montane ma è stata una rete di associazioni gruppi e terzo settore e dentro c'era una cooperativa che si occupa dei servizi quindi il tema stavolta per rispondere a questa colla era la cura siamo partiti da dall'idea che lo spopolamento porta deprivazione di servizi sui territori per cui le persone si spostano anche in cerca di una qualità della vita migliore abbiamo lavorato anche qui su tre dimensioni cioè gli spazi esterni di nuovo come quello che resta intorno che è accessibile e gratuito così come un bosco o un parco e poi dopo l'esperienza del covid l'idea di restare chiusi in spazi ristretti come le case o come ancora dopo il terremoto sono diventate soluzioni abitative d'emergenza quindi come portare le cose esterne all'interno e la rivista il secondo numero di naviganti appennino l'abbiamo chiamata accarezza con un gioco attraverso un vinile rosso e gli helen venti rossi scompaiono scompaiono come scompaiono le cose che ti porta via un evento e rimangono le cose blu che sono le cose alle quali puoi fare accesso carezza e quindi ha scritto carezza con la zeta zeta il rosso in modo che scompare una carezza ma resta il welfare dovrebbe almeno abbiamo lavorato sull'idea di un welfare di montagna che sia legato alla popolazione che resta spesso e volentieri più anziana e un'altra parte dell'output sono stati trentotto podcast che nascono dall'incontro tra i ragazzi della sibillini anziani giovani che frequentano i bar lungo la statale per raccontare anche qui in maniera sinestetica non solo attraverso la lettura che diventano una rivista più di contenuti su benessere in montagna quasi più un approccio sociologico e quindi non narrativo come questa mentre la parte narrativa è tutta audio anche per immaginare come alla fruizione da parte dei soggetti più anziani possa essere attraverso presidi tecnologici molto facili da utilizzare fruita non più attraverso la lettura ma attraverso un altro senso quindi abbiamo lavorato anche tantissimo sul fatto stata nostra ospite anna d'errico che ha una neuroscienziata che si occupa appunto di olfatto e abbiamo fatto una mappa olfattiva degli spazi del bosco abbiamo lavorato sui tartufi su i funghi sulle erbe officinali insomma abbiamo cercato di raccogliere quelli che sono gli stimoli attrave provare a costruire anche delle opportunità di occupazione un ragazzo che ha partecipato a questa summer school per esempio ha attivato durante proprio quella settimana una borsa di studio per un anno e lavorerà proprio su un modello di welfare montano legato a persone anziane non so se ho risposto quello che mi hai chiesto però è anche stavolta hanno pianto non abbiamo pianto per la questione di ricordare che ce ne sia ci siamo allontanati nei nostri territori ma nel momento in cui i ragazzi hanno pensato e ragionato sulle fragilità delle persone che abitano in questo territorio le fragilità delle persone a loro prossime anziani questo ragionamento e li ha portati a una fortissima empatia una fortissima commozione come se in realtà servono degli eventi per capire fino in fondo che cosa succede ad abitare in un luogo che cosa si perde che cosa ci rende fragili ecco abbiamo vinto anche stavolta per cui la summer school anni verso l'ora posso anche dire anche ad habitat si piange quando ci sono delle belle comitive magari in un periodo estivo e poi dopo arriva quel giorno in cui si va via fatiche dire che è stata anche argomento spesso di analisi proprio da chi e permanente di noi cioè bellissimo una quantità di stimoli incredibili però d'estate ci sono veramente dei lunedì dove accompagnare delle marocchinate di persone in stazione partono i violini da da film ai piccolissimi violini che aumentano la malinconia però da una parte è sintomo di appunto di un'intensità di una profondità che a livello umano appunto sia il meccanismo residenziale ma io credo almeno per la mia esperienza il meccanismo residenziale appunto al di fuori dei radar al di fuori dell'organizzazione dell'offerta culturale addensata ma ci si mette quasi più a nudo in un certo senso vuoi anche o almeno nel nostro caso specifico perché se effettivamente in un bosco a cinque km da un primo nucleo abitato senza telefono e niente però ci si rivela e mi fa anche mi fa anche mi piace molto anche la parola curano che è stato quello il tema di quest'anno che deriva per voi da un evento molto traumatico che quello del del sisma e sto riflettendo ho riflettuto momento quest'anno anche per questi comuni queste valli e tutto quello che c'è più più verso il mare a seguito degli eventi alluvionali di maggio sicuramente c'è una ferita inaspettata e inaspettatamente più grande anche di quanto si potesse pensare per la mia percezione anche forse proprio più grossa delle persone delle zone ma che ovviamente per fortuna ha rivelato anche la cura che le comunità hanno all'interno di loro stesse con le altre è ad esempio noi vivendo in una piccola sotto valle di bosco con tre vicini nell'arco di un paio di chilometri c'è stato il primo momento in cui ha smesso la grossa pioggia la nostra casa che un po' sul cucuzzolo è stata inspiegabilmente nello stesso momento proprio punto di ritrovo automatico per tutte le famiglie e le persone lì attorno non c'è stato proprio e c'è questa questa cura che specie sul livello umano ha proprio della forza e rivela le parti migliori di noi forse in quanto umani nella difficoltà nella crisi quindi mi mi chiedo anche appunto il il vostro percorso per la vostra esperienza con questo percorso insomma come ci si può inserire appunto nel rielaborare il trauma magari voi avete già mi immagino abbiate avuto anche dei momenti di collettività di confronto magari sia con le persone esterne che anche in quanto abitanti voi stesse le aree interessate e lo chiedo appunto perché anche se ritengo sia necessario uscire dalla narrazione del trauma a preimpostata a è franato tutto ok il problema sono i soldi ok prodi umani dietro perché ciò che può essere coperto da dallo stato o chi per esso è una parte materiale però c'è molto altro una piccola parte materiale non abbiamo paura di denunciare un po' di pezzi ma perché effettivamente questi le montagne non si ricostruiscono le spaccature di un sisma nemmeno quindi queste cicatrici restano e forse dobbiamo imparare a vederseli addosso però in un modo proficuo quindi mi chiedo insomma se abbiate qualche stimolo su west ha troppi secondo me è il tema più importante che viene difficilmente osservato dopo uno shock qualsiasi è il tempo c'è questa orribile secondo me retorica della resilienza che racconta che le comunità sono in grado in qualche modo a un certo punto di ripararsi io non trovo che siano in grado di ripararsi che trovo che siano in grado di adattarsi il problema che l'adattamento a volte nasconde grandissime forme di disuguaglianza quindi persone si adattano con strumenti a situazioni nuove avendo un impatto altre per biografie per ragioni demografiche verità si adattano molto peggio e purtroppo gli shock così come è successo da noi fanno un setaccio sulla popolazione perché quelli che hanno capacità di visione di vedere questo tempo tra lo shock e ripristino non ti dico di condizioni uguali a quelli precedenti ma almeno sufficienti a garantire qualità di vita sa come dovrebbero essere per cittadini e abitanti dei territori per cui si lascia moltissimo a queste narrazioni che io trovo a volte molto estetiche a un certo punto per esempio da noi era successo che eravamo diventati tutti i pastori allora sì c'erano per esempio nel mio paese undici pastori è chiaro che se ci devi fare un film devi fare un racconto devi fare un documentario il pastore è molto più estetici estetico è un soggetto più interessante più narrativamente interessante rispetto a uno che ce l'ha un negozio che vendeva ventilatori per dire quindi che succede c'è tutto questo turismo che diventa questo turismo della solidarietà che dura il tempo ics e poi quando è finita c'è una nuova emergenza che scalza quella precedente il mondo di quel territorio resta abbandonato non ha più niente da raccontare e questi racconti che molto spesso sono calati dall'alto la popolazione li vive un po' come delle imposizioni cioè non si riconosce in quel racconto è anche la logica del fare gruppo raccontarsi far comunità le comunità non sono soggetti precostituiti nel senso che esistono tantissimi territori abitati da popolazioni che non è riuscita a fare comunità perché storicamente non ci è riuscita e quindi ci sono molti individualismi che non sono di per sé negativi cioè il modo di vivere quel territorio e quando noi raccontiamo che la ricostruzione passa attraverso la co-progettazione e la partecipazione sono tutte parole che auto assolvono i soggetti che dall'altro devono intervenire per dire vi abbiamo interrogato e questo non avviene praticamente mai quindi i progetti di ricostruzione nascono molto di più su necessità speculative che se non su necessità della popolazione ci sono alcune cose che possono portare più profitto per cui si ricostruisce prima un pezzo rispetto a ricostruire servizi i servizi per esempio vengono portati via subito e non vengono mai più riportati così come viene riportata la scuola sono dinamiche che poi quello famoso spopolamento lo accelerano lo autoavverano laddove magari non era così forte quindi io sono per l'esperienza che abbiamo fatto ma anche per la formazione che ho difficilmente quando arriva una narrazione così precisa così romantica cicr credo perché poi tu dici beh nel caso qui non è successo qui non è vero che eravamo tutti i pastori qui c'erano persone facevano lavori banalissime che però narrativamente non funzionano e quindi se non funzionano nella narrazione non rientrano tra i soggetti che possono beneficiare di un aiuto e non vado avanti perché ne avrei però vorrei vorrei devo dire in questo momento mi puoi infatti vorrei ancora andare avanti avete ancora qualcosa possiamo andare avanti perché ci sto pensando anche che adesso io prima ho posto un po' questo stimolo sulla cura sull'evento traumatico però la vostra risposta e molte altre delle indagini o realtà che abbiamo coinvolto nel nostro progetto sono appunto legate al la narrazione standardizzata del delle tematiche delle aree interne e appunto le tue parole sono penso applicabili praticamente pari pari in generale sulla narrativa delle aree interne e dei borghi l'estetizzazione della montagna l ah che bello tutti i prati mucche il cammino foto della domenica ma poi arrivano settanta centimetri di pioggia in due giorni e buona percentuale delle case degli spazi queste aree sono seconde e terze case di persone che lo vivono pochissimi giorni all'anno quindi sono le persone che come abbiamo già detto non puliscono i famosi fossi citati dai pensionati non prendono parte a alle dinamiche comunitarie non non lavorano i boschi e quindi poi le montagne crollano quindi ma di nuovo la narrativa di queste di queste tematiche questi ambienti sia a livello di informazione di letteratura ma anche poi dallo stato stesso riteniamo che sia troppo parziale per il tempo e la specificità del tempo che viviamo non c'è più molto tempo per riflettere quindi insomma le strategie anche di revisione narrativa sono fondamentali dal mio punto di vista dal nostro forse guardo federico sono gli occhialini anche perché sulla narrativa che poi vengono costruiti progetti famosi di rigenerazione quindi se sbagliamo come raccontiamo le storie oppure siamo complici di narrazione tossica poi in realtà ci prendiamo anche le soluzioni che vanno insieme per cui interventi sono iper estrattivi per i territori sono legati molti spesso al turismo che il turismo però non può essere una logica stagionale per cui io vengo cinque milioni di ciclovie tanto immagino siamo tutti in questo contesto però quello che resta sono le popolazioni che ci vivono stabilmente è quello che dobbiamo cercare di fare è capire qual è l'equilibrio tra una rigenerazione che tenga insieme sì l'economia di questi territori ma anche la qualità della vita di chi ci vive altrimenti costruiamo delle isole a distanza io vengo apro il mio chiosco lo apre un mese poi torno via perché i miei figli qui a scuola non ce li mando perché c'è la pluriclasse non c'è il medico di base cioè la loi giga è questa se se sono strutture per turisti allora non ci si può vivere perché il turista torna a casa sua torna in città torna a valle e torna ai servizi perché poi per tutto l'anno servono quelli invece queste narrazioni molto estetiche rischiano di farci perdere di vista quello che perdiamo nel tempo che è la possibilità di vivere in questi territori e non di fare business poi alla fine tanto diretto quanto utopico e allo stesso tempo lo incontriamo spesso nella quotidianità appunto il limite narrativo spesso volte dai membri della comunità stessa forse cercando anche le cose sbagliate come soluzione a questi problemi penso la dinamica turistica ad esempio penso a tutto ciò che succede dopo settembre e prima di giugno in questi paesi dove ci sono le balle di fieno di sergio leone e rotolano e i cowboy appenninici che che si duellano per le strade quindi penso sia proprio un percorso che è ancora lungo e una realtà come la vostra per noi è appunto portabandiera di come si può anche iniziare a grattare la superficie di questo blocco da erodere quindi sono io ci siamo persi noi ma sarebbe bello anche se qualcuno qualcuno ha voglia di intervenire partecipa alla discussione abbiamo un terzo microfono alien proprio grazie a loro al laboratorio programmatico però no richiede non solo la parola turismo agriturismo mi sembra proprio che ci sia questa narrativa totalmente o in generale anche se l'italia visto inoltre la stessa cosa qualsiasi posizione dell'unico modo per rigenerare qualcosa composto e il turismo è l'unica c'è questa soluzione di massa che so mi fa pensare veramente a quello che la scollatura del nella rappresentazione della realtà del mio territorio che vive certo densità e come poi questa cosa viene qui presentato come non so tutte le questioni di sostenibilità ci stiamo notte non so mi sorprende e non è una domanda questa questione del come ci rappresentiamo la vita in maniera simbolica è assolutamente banali però arricchendole di questi di questi non so briciole di non soddisfi i simboli proprio al turismo la vita di una volta che bello e sta cosa mi fa nervosismo tantissimo perché rientra perfettamente dentro le logiche del del discorso politico che quindi cui stavate parlando poi di questa del turismo della sostenibilità o del turismo del dell'aiuto che ne so non è una domanda spettacolo io per fare una domanda perché appunto vengono spesso poi questi temi in habitat discutendo con anche personaggi della politica dove non andiamo troppo d'accordo per ovvi motivi appunto il turismo e autocito questo sempre questa frase che viene spesso poi che il turista sporca ma l'ospite lascia un segno secondo voi può esistere una sorta di turismo che non è turismo basato sulla coscienza dell'abitare perciocché che noi tipo abiti lolita ma capiti da marzo aveva comunque fossero luglio ancora puliti perché chi cazzo lo so che bisogna pulire i fossi però appunto c'è conoscendo pian piano gente o che bisogna fare questo insegnateci hey c'è faccio questa considerazione in testa poi magari diventa un'altra forma di turismo c'è il ragazzetto ragazzina che viene una settimana curiosi fossi bella ma secondo voi può funzionare cioè c'è effettivamente di sostenibilità sei turistica secondo me c'è c'era in realtà secondo me ci sono state delle dinamiche che hanno un po' dopato la questione del turismo tra i tanti anche il pnrr che agisce su soprattutto sui paesi abbandonati sul recupero non ha logica estrattiva appunto quindi l'idea che tu ricostruisce un luogo io penso che alcuni luoghi li potremmo perdere alcuni sarebbero meglio persi che non recuperati in questo modo perché non possiamo occupare tutti gli spazi tutti gli spazi non devono diventare un gardaland per fare il fine settimana non tutti dobbiamo andare in bicicletta in mezzo a qualsiasi montagna credo ci siano dei posti che vogliono l'uomo dei posti che l'uomo non lo vogliono e dei posti che non sono più adatti all'uomo e quindi dobbiamo cominciare a capire che non possiamo conservare tutto perché nella logica di conservare attraverso il turismo non stiamo read rigenerando ma stiamo degenerando degli spazi la logica del turismo secondo me può esistere esiste in tanti luoghi ma entrare in uno spazio richiede un una consapevolezza delle persone no come sia se entriamo in una città che sentiamo in un bosco il problema ai modelli sono i modelli aspirazioni a aspirazionali che stiamo creando nelle persone cioè gli diciamo che per forza il fine settimana devono fare una serie di cose perché quelle cose vanno documentate raccontano di noi chi siamo che i modelli di consumo abbiamo dove ci posizioniamo in quale strato sociale se facciamo quell'esperienza siamo quel mondo se facciamo quest'altra esperienza facciamo parte di un altro gruppo sicuramente uscire da questo doping del doverci raccontare aiuta anche magari a dire un fine settimana si può stare a casa a fare cose molto più banali che non sia voglio tirar fuori le cavolate legate al selfie di instagram ma noi vediamo da uno dei luoghi che in questo momento è più tracciato di tutti che castelluccio di norcia castelluccio abbiamo voluto fare gli accessi numerati per persone che vanno si fanno una foto e vanno via castelluccio c'è tutto l'anno anche quando non c'è la fioritura io vi assicuro che è uno dei paesaggi più emozionanti quindi la logica di andare in un posto quando c'è quella cosa in un luogo ci si può andare sempre non solo da luglio a settembre ci si può andare tutto l'anno ci sono dei posti di prossimità che possiamo vedere rispetto al tempo che abbiamo ci sono dei posti più lontani che ci richiedono altro tempo il tempo in cui stiamo è il tempo che ci mettiamo a costruire quella esperienza secondo me è importante dovremmo non credo che ci sia una logica per educare a non distrugge spazi a non avere tutti gli stessi desideri però sicuramente se cominciamo qualcosa a tenercelo più privato più personale perché l'esperienza poi alla fine emotiva non è io sono felice perché tu guardi la foto di me a castelluccio io sono felice perché sono andata a castelluccio e magari ci andiamo di meno frazionati divisi con un altro sentimento che non è dire anch'io sono come te sono stato lì forse questo non lo so ovviamente la problematica dell'aids interna ecc e poi mi viene a dire che non bisogna vendere tutto non dobbiamo per forza rendere turistici tutti i territori territori vivono comunque anche se non sono turistici penso alle friscia di cremona cioè se uno spazio lo lasci libero funziona ugualmente cioè vive continua a vivere la nostra rivista si chiama ciro cene perché nasce da un esserino minuscolo che vive nel lago di pilato che è il chirocefalo che non vivrebbe se tutti andassimo continuamente al lago di pilato perché questo sistema è un lago che appunto in cima a una montagna per cui è un habitat delicatissimo se tutti andasse andassero lì turisticamente il chirocefalo scomparirebbe e sta già scomparendo effettivamente per cui ci sono degli luoghi che dovrebbero essere lasciati liberi di starsene per conto proprio senza turismo senza nessun tipo di vincita di comunicazione scordiamoci julians mi piace molto perché poi si lega lo dicevi sul sulla questione che non tutti i luoghi devono essere necessariamente salvati rigenerati e bisogna trovare questo equilibrio tra cosa vogliamo cosa ha senso rigenerare o di sviluppare magari o cosa senza lasciare anche una crescita spontanea la natura o magari un futuro no e mi stavo chiedendo che i processi socio-culturali possiamo creare per te per avere questo tipo di decisioni perché di solito sta roba qua vengono decise da il tecnico commissario generale quello che no no che risponde alle emergenze quindi prende decisioni che lontano che c'erano avranno conseguenze a lunghissimo termine e soprattutto non sono processi della gente del posto qui mi stavo chiedendomi come si fa come possiamo pensare ampliare questo tipo di processo di consenso di società di piccoli piccoli paesi secondo me questa è una delle pratiche più corrette cioè all'inizio siamo dieci poi saremo venti poi piano piano c'è bisogno di tempo chiaro non dobbiamo essere frustrati di non ottenere questo risultato entro un anno entro tre anni però cambiando un po' la retorica anche tra i nostri colleghi noi siam abitanti di certi territori facciamo dei progetti a volte usiamo delle parole d'ordine che usiamo tutti appunto la resilienza la rigenerazione riqualificare eccetera eccetera credo che per ognuno di noi sa quando sta facendo quella operazione quel tipo di comunicazione su un territorio in modo speculativo se stai speculando su un territorio lo ucciderai non c'è niente da fare quindi è probabile che se tu non hai costruito nessun legame emotivo con le persone con il territorio di questo processo di arrivare estrarre andar via come io la chiamo dopo le emergenze l'empatia deprivante io vengo mi prendo la tua tragedia ci costruisco un grande progetto prendo i fondi finita l'attenzione vado via e così è successo per il terremoto ti chiedevo per l'alluvione quanto tempo un'alluvione può essere all'interno dell'interesse di un territorio della politica ma anche delle comuni stesse il tempo che non se ne crea un'altra da un'altra parte che richiede la solidarietà alla raccolta fondi andiamo ad aiutare andiamo a portare gli aiuti noi a un certo punto eravamo così tante balle di fieno per gli animali che non sappiamo più dove metterle nel senso che come dire anche le nostre volontà di partecipazione devono essere misurate all'impatto che noi vogliamo dare su un territorio se è troppo è troppo tutto troppo l'aiuto è troppo la presenza è troppo il progetto è troppo troppo come si fa secondo me parlandone e aspettando un tempo per cui anche nuove generazioni possano avvicinarsi a queste tematiche e scegliere di vivere con modelli di vita differenti che non siano quelli della città ma nemmeno quelli della prima provincia decidere che si può vivere con meno so soldi perché per esempio in montagna si vede con meno soldi però anche con meno servizi e quindi sappiamo che c'è un piccolo scotto il problema è il modello ripeto aspirazionale che noi stiamo o alimentando o costruendo dovremmo un po' cambiare forse quella narrazione lì mi splendido tu hai detto serve parlarsi io nella mia parte più utopica ma che condividiamo e discutiamo anche tra diversi di habitat c'è proprio questa cosa creare gli spazi di discussione non c'è creare indagare quali sono le forme di espressione che non sono quelle istituzionali politiche se non è un'elezione leone che va a risolvere delle criticità così specifiche però ci sono e ci sono un sacco di autori autrici che nel tempo nella storia hanno indagato esempio le forme del municipalismo e pensa un po' a quello che noi ancora molto così molto verde come germoglio però dall'anno scorso abbiamo pensato un po' questo contenitore che l'assemblea stampa che succede quando cerchiamo e cercheremo di portarlo a una regolarità di qualche tipo però tendenzialmente quando c'è qualche evento iniziativa o progetto che vorremmo portare nella comunità o per i quali ci serve supporto alla comunità facciamo un check chi di sedie in piazza con una stampante in mezzo il computer sempre quello li trovate qui scrive all'impazzata e si forma sufficiente una discussione con un preambolo collettiva tra chi partecipa e si produce il verbalino che è testimonianza e traccia di uno sviluppo di cosa ix che sta venendo discusso questo è molto piccolo c'è per noi siamo partiti magari da cinque persone esterne noi che partecipavano a questa iniziativa la seconda volta il secondo giro che è stato tra quattro giorni prima delle tragedie di maggio ci ha portati in ognuno dei tre borghi che saranno toccati dal festival compreso rocca e a mettersi in cerchio a raccogliere quel numero x di persone dicendo o che ne abbiamo la possibilità di fare questo festival questo progetto vorremmo dirvelo abbiamo pensato un po' così però prima di farlo che ne dite semplicissimo si va poi facciamo tutte le unioni dei puntini e quello volevo arrivare questo esempio per dire appunto si potrebbe si dovrebbe magari tra realtà e persone che hanno un'attenzione un'attitudine come quello che abbiamo discusso finora da provare anche poi nel tempo e con tutta la calma che le aree interne richiedono a costruire appunto dei dialoghi ultrà specifici con le proprie comunità di riferimento ma anche di dialoghi un po' più magro per andare a elencare in modo critico e limpido lethem etiche che abbiamo toccato oggi che sono tante e riguardano lo stato riguardano il tessuto economico e sociale del paese intero alla fine no se ci fosse una domanda da davis volevo dire una cosa li prima sentivo per il fatto del del turismo quella roba lì secondo me se anche ci sono tante strade e sentieri che sono li usano per il turismo però il problema è che non sono me se te lo so dire no a norme però non sarebbe una brutta idea non perché li abbandonano più dei sentieri che già esistevano tanti anni fa quindi anch'io tipo ho sentito gente settimana scorsa nei sentieri di lago di ponte che si siano scocciati che i sentieri siano sport lo renda ho detto noi prendiamo le motoseghe prendiamo le palle ale andremo a mettere a posto perché non ci pensa nessuno la manutenzione del territorio quello dicevamo prima i sentieri servono anche per esempio da noi ai pastori e a chi porta al bestiame in montagna servono sia i turisti e la manutenzione del territorio quella che favorisce un po' di riduzione di pericolo quando ci sono alluvioni eccetera io credo che le comunità che vivono i territori in parte abbiano sempre fatto manutenzione dei propri territori cioè se noi oggi percorso lo troviamo perché qualcuno nel tempo lo ha mantenuto così appunto come chi va in montagna per lavoro perché gestisce il bosco perché gestisce gli allevamenti quel territorio lo mantiene bene perché è come dire la sua sopravvivenza è legata anche al benessere di quel territorio la differenza tra vivere su un territorio e passarci molto rapidamente e che se io sono un turista che oggi faccio questo percorso domani non mi piace ne faccio un altro questa è una modalità un po' consumistica direi della montagna ma così come di altri ambienti o parlo di quello che conosco quindi fondamentalmente quello che si deve creare è un po' la coscienza che su quel territorio anche quel territorio è tuo magari percependolo come un bene comune che forse sono le parole chiave beni comuni l'ambiente ma il benessere le comunità se non le manteniamo manteniamo un bene di tutti l'importante secondo me è quello di non trasformare tutti i territori ad uso turistico semplicemente perché a un certo punto non saranno più sostenibili come qualsiasi altra impresa il turismo è un'impresa se domani non va più di moda andare in montagna la wilderness eccetera ma viene di moda un'altra cosa quei territori vengono abbandonati perché non sono più oggetto di interesse dobbiamo stare secondo me attenti un po' questo è soprattutto una cosa che non ho detto queste nuove queste comunità si stanno arricchendo di nuovi abitanti che sono per esempio nei nostri casi popolazioni che vengono dall'est europeo dal nordafrica e quindi cominciare anche a chiedere a questi abitanti che costruiscono famiglie in questi tori qual è il modello di vita che vogliono avere in questi territori e quindi dobbiamo trovare il modo e il linguaggio secondo me soprattutto le pratiche che forse non sono necessariamente quelli che conosciamo io non ne conosco altre però domandarci se queste nostre pratiche sono davvero inclusive al momento io mi dico spesso che non lo sono quelli che facciamo noi non sono i vostri posso dire un'altra cosa volevo dirvi sempre per il fatto della manutenzione dei corsi quella roba lì se io mio babbo tagliamo dei boschi ogni anno in varie parti della zona di tredozio e io dove mi sono sempre trovato c'erano dei fossi che non erano puliti infatti il più delle volte anche adesso con l'alluvione quando partiva l'acqua partiva vedevi l'acqua che girava nel campo del potere nel campo al bordo del fosso di faceva nessuno sentiero infatti avevo questo campo lì vicino al bosco e adesso è diventato un solco perché c'è un gioco che sarà tre metri e non so più come fare io non so se da voi ci sono le esperienze delle comunanze e comunanza agraria e se ancora esistono qua da noi qualcuno è sopravvissuta è per esempio la gestione della pulizia del fiume derivava semplicemente dal fatto che raccogliendo la legna del fiume tu facevi legna che avresti utilizzato oltre al taglio del bosco non c'è più non si può infatti ci sono delle pratiche che sono regolarizzate che però non permettono a servizio essendo il territorio ideale una volta sì i contadini potevano andare a prendersi la legna nel frattempo pulivano anche i fiumi ma per un fatto di sicurezza per un fatto che le persone ci possono far male per un fatto proprio per equità per tutti è stato vietato e ti pensa un conto quarto grado che paghiamo noi io sono di tre doppio perché abbiamo questa nato per doppio vissuta in città per sette anni non ho visto l'ora di tornare però perché devi devi assolutamente che ci devi vivere devi nascerci per apprezzare un luogo il turismo secondo me serve perché tanti turisti sono venuti ad abitare per doppio perché si innamorano della qualità dell'aria della qualità del posto della qualità di vita quindi il turismo secondo me è un membro di di trasporto di nuovi abitanti ma tornando al discorso del fiume no o che non da noi non si può usare il proprio corpo non solo bravo a fare discorsi beh è un tema molto grosso punto la comunanza delle comunanze lavorative in particolare quelle agricole tra molti altri processi economici sociali e aggregativi delle persone per queste aree penso che ma dovrebbero e devono avere un ruolo rilevante è stato così se ci pensiamo per un millennio e mezzo di fatto tutto quello che è il discorso appunto dell'opera collettiva del del lavoro collettivo che è un peso per tutti in un certo senso se non viene fatto ma quella fatica se condivisa tra i mille abitanti del borgo e non solo tra i tre che lo fanno professionalmente può assumere sia umanamente che a livello pratico e realizzativo un taglio differente quindi forse sono degli argomenti da pian piano anche tirar fuori dal cassetto iniziare a anche solo a immaginare per arrivare in futuro delle proposte un prossimo intervento vi sarà poiché io ho un esempio da portare nel senso che ultimamente in spagna paesino di ottocento abitanti sulle montagne dell'entroterra e abbiamo lavorato principalmente con un'associazione che aveva recuperato propri campi abbandonati di tutta la gente che li aveva lasciati è molto interessante questo tipo di attivismo soprattutto perché nonostante loro lavorassero per i loro luoghi in questo modo quindi cercassero di dare che nel suo lavoro ai giovani nei campi in vari modi per esempio anche dando da mangiare alle persone che non l'avevano attraverso appunto questo questo tipo di attivismo facendo eventi per i bambini o comunque doposcuola un sacco di cose dentro la comunità non erano chiusi in se stessi e quindi si ricollega un po' del turismo secondo me c'è una via di mezzo che per esempio la nostra partecipazione come volontari in quel luogo lì che nn era semplicemente woofing di persone che stanno lì una settimana poi se ne vanno perché sostanzialmente si vogliono fare una vacanza ma era un progetto di solidarietà europeo quindi noi siamo stati a contatto con la comunità per due mesi e la comunità si è attivata attorno alla nostra presenza internazionale nonostante non sapessero parlare inglese niente e noi allo stesso tempo abbiamo dato un contributo importante nel senso che effettivamente siamo andati a pulire i fossi abbiamo lavorato nel campo abbiamo lavorato quella comunità e e io ho pensato molte volte tipo ma io cosa sto facendo qui non è il mio posto cosa cosa ti faccia passare due mesi qui nonostante per me è stato molto importante stare lì ho conosciuto delle persone dal vivo non ho fatto non mi sono sentita una turista ecco allora ho pensato che secondo me questo tipo di esperienze strutturate in questo modo sono interessanti perché ci fanno capire un altro modo di vivere che non è tanto legato alle necessità di un luogo che tu vivi e quindi hai bisogno di certe cose ma è più legato a un concetto di umanità e tutti posti in un determinato luogo e sai come servi l'umanità non solo la tua comunità l'eco della tua casa quello che ti serve e quindi questo tipo di esperienze secondo me sono da portare nei piccoli posti perché è proprio modo di intendere la vita diverse che ti puoi portare anche in città perché in città secondo me vivi la vita un po' come un turista nel senso che magari non conosci le tue cose che sono dentro la città perché è troppo grande e non conosci le persone non ti va di applicarti e invece portare un contr detto che non è legato a un concetto di rispetto di attivismo che non è legato a un luogo preciso ma proprio all'umanità che si dà una mano in tutti i luoghi può essere interessante da sviluppare io non sono contrario al turismo e questo ci tengo a dirlo nel senso che io sono contraria alla logica del turismo come un grande evento no ecco meno grandi eventi più piccoli eventi meno grandi masse che si spostano per un periodo molto ristretto meglio più piccoli gruppi cioè semplicemente in una logica di sostenibilità ecco quindi sono d'accordo con però appunto l'auto non era un'esperienza da turista era un'esperienza di cittadinanza in un contesto al di là di una frontiera nazionale che trovo che sia sì no non intendevo che turismo più che altro era un ma possibilità alternativa per integrare le persone esterne in un luogo che appunto non sia solo il turismo ma qualcosa di diverso perché effettivamente l'umanità adesso si sposta non abbiamo radici da nessuna parte cioè io personalmente sono nata e cresciuta in un posto ma tutta la mia famiglia ed un altro posto quindi ci sono queste dinamiche è difficile recuperare delle cose di cui tu non sei il portatore e quindi forse la soluzione è anche trovare pratiche proprio alternative che hanno a che fare con un abitare diverso che abbia a che fare con l'umanità in generale tosto che con un luogo e le specificità specificità precise di una cosa perché le persone potrebbero non sentirle tutte queste cose gli abitanti e non turisti sarebbe una grande soluzione anche abitanti per un giorno avrò c'è ancora qualcuno qualche stimolo effettivamente se abbiamo qualche minuto prima che il sole arrivi sopra gli alberi e ci stenda almeno fino a un attimo quindi magari se nessuno ha più stimoli e risposte per quando ce n'è uno forse funziona vedo molto curioso avete citato qualcosa stile non non mi ricordo esattamente ma soltanto incuriosita sul qualcosa welfare basato sugli anziani se tipo un'economia che funziona tramite gli anziani visto che giustamente e penso che tutti fossimo d'accordo sul fatto che la speculazione è un danno ma è un tipo di speculazione non è un danno che la progettazione speculativa che un buonissimo esercizio di immaginazione questo mi sembra un esercizio di immaginazione ma poi nella pratica reale e c'è ho semplicemente spiegato di cosa è stato perché mi sembra interessantissimo questa seconda summer school l'abbiamo fatta se gli abitanti residuali sulle montagne sono gli anziani effettivamente noi siamo abituati a pensare la cura come un livello base cioè noi interveniamo su un anziano spesso non autosufficiente semplicemente con la cura della casa e la cura dell'igiene come se quella persona una volta soddisfatti quei due bisogni ok quindi abbiamo immaginato come portare nuove professionalità e nuovi livelli di cura per le persone che sono ancora residenti nei piccoli borghi a partire dall'idea di cosa pensiamo quale sia il benessere per loro quindi in prima glielo abbiamo chiesto e poi abbiamo immaginato quali possono essere le pratiche di cura verso quei soggetti che sono gli abitanti di quei territori che forse ancora sono quelli che possono anche mettere come dire il soddisfacimento di questi bisogni sul mercato e quindi le nuove professioni di cura non possiamo semplicemente immaginare che siano quelle che ormai chiamiamo generalmente badanti no e poi occuparci anche di quali sono i costi del lavoro di cura quando la cura è solo quella cosa lì cioè la persona che accudisce un'anziana a casa poi torna a casa sua si porta un carico emotivo di fatica e di scelte di vita per esempio i nostri paesi tantissimo abitati da badanti donne che vengono da sole senza il nucleo familiare da romania dai paesi dell'est lasciano il loro nucleo familiare per vivere qui un anno solare intero quattro per la cura dei nostri anziani in realtà si potrebbero fare dei progetti che permettono magari ha una famiglia intera di venire diventare la famiglia vicino all'anziano solo cioè delle pratiche un po' più sostenibili sia per chi quel lavoro lo fa che per chi lo riceve ecco ma allora se mi sembra un'ottima conclusione ci sarebbero infiniti altri spunti e andrei veramente avanti mattine pomeriggi interi con con voi quindi grazie silvia grazie francesca per averci portato queste queste parole queste esperienze è appunto rinnovo l'invito nel tempo che pende i modi di spazia accendere un po' di fuochi le cime di questi appennini e inizierà a vederci insomma come parte di un percorso forse quindi grazie adesso ci concediamo una pausa pranzo per chi lo vorrà e poi ricominceremo alle quattordici con un nuovo all'incirca forniamo una mezz'ora accademica di movimento orari anche a seconda del giro del sole e e quindi poi ci sarà tutto il pomeriggio con la prossima selezione di laboratori ci saranno altre parole ci sarà della musica e finiremo con la proiezione di un film quindi grazie restate su radio abitare anche per favore